Sento da troppo tempo dire che i giovani non sono più quelli di una volta, che non si riesce più a costruire nulla con loro.
E perché mai i giovani dovrebbero essere quelli di un tempo che non è il loro? Sono giustamente figli del loro tempo, il problema è, semmai, capire che mondo siamo stati in grado, noi adulti, di costruire per loro.
E questo mondo è responsabilità nostra. Una società nella quale i valori fondamentali sono stati dispersi, una società iperprotettiva ed assistenzialista nel superfluo ed assente, troppo spesso, nei bisogni fondamentali dei bambini e degli adolescenti. Presenza, ascolto, condivisione, compassione. Compassione intesa proprio nel senso etimologico del termine e cioè “patire insieme” che dovrebbe determinare alcuni NO imposti ai ragazzi che sempre meno vengono detti.
I giovani di oggi denotano, questo a chi opera con loro appare ormai nella sua drammatica evidenza, scarsissima capacità di assunzione di responsabilità e scarsissima tenuta in contesti di fatica, dovuto proprio a ciò sovraesposto.
A inizio anno sportivo, sapendo che proprio dal nostro nucleo di giovani avrei potuto trarre frutti copiosi, ho proposto quella che per me è una impostazione strategica del lavoro di miglioramento.
Ho introdotto delle situazioni che fossero SFIDA. Un concetto fondamentale. Una SFIDA; che vale soprattutto con e per i giovani.
Spostando il problema dal mero risultato della partita, vincere o perdere, che crea ansia e non da obiettivi calibrati.
Quel risultato come unico fine che spesso uccide i sogni !
Contro la dilagante cultura del successo, la vittoria come unico valore. Un messaggio terribile: se non vinci, sei nessuno.
Capire ed accettare che vincere e perdere fa parte della vita! che perdere non è un dramma e vincere una partita può essere cosa effimera.
Ritrovare il senso della panchina, l’attesa del proprio turno: le meravigliose stagioni dello sport, quella della semina e quella del raccolto.
La sfida che vado a fare invece, nella quale vinco o perdo è molto importante perché chi perde deve imparare a perdere e chi vince deve imparare a vincere ed è lì il segreto educativo e la spinta al miglioramento.
Perché il nostro lavoro è tirar fuori il meglio di loro stessi, nessuno deve essere così presuntuoso da pensare di poter aggiungere qualcosa, nessuno aggiunge niente.
Sfida per imparare i fondamentali.
Sfida, certo, anche per vincere una partita
Sfida per capire la situazione tattica
Sfida per far diventare il problema tecnico il mio problema e questa sfida senza alibi, senza spiegare il perché non lo posso fare, ma trovando il modo per farlo.
Sfida….. fino a spostare il concetto di vittoria dal battere un avversario ad una strenua lotta con me stesso per superare i miei limiti attraverso il divertimento condiviso del faticare assieme ai compagni che balza in primo piano che è chiave di tutto
Lavoriamo così con i giovani e diamo loro obiettivi chiari ed infinita fiducia, nella speranza di costruire uomini di valore prima che buoni giocatori.